Leggendo una rivista francese di montagna prendo spunto per riportare, con qualche personalizzazione, un articolo semplice ma interessante, da “inizio stagione”, per chi sta programmando attività o ascensioni prevalentemente in ambiente di alta quota o comunque in presenza di ghiacciai.
Vuole essere di stimolo, a chi è più esperto per verificarsi, aggiornarsi o per approfondire le proprie conoscenze, al meno esperto o al profano di informarsi, chiedere o partecipare a corsi adatti alle proprie esigenze.
A volte può succedere, una disattenzione, un momento di stanchezza o una piccola negligenza, le vacanze sono rovinate e la conseguenza può essere dura da digerire.
Un piccolo check-up prima di partire non può certo far male, un “giro d’orizzonte” per memorizzare qualche precauzione e verificarsi.
PROGRESSIONE SU GHIACCIAIO
In quota i ghiacciai sono quasi sempre presenti, qualche volta “tranquilli”, talvolta “brevi” da superare, ma la regola per percorrerli è semplice ed imperativa: ci si deve legare!
E seriamente, con una imbracatura, ad una distanza lunga, 10 metri generalmente, con dietro tutto il necessario per effettuare un arresto ed una corretta manovra di recupero in caso di caduta in un crepaccio: bloccanti o cordini, moschettoni, chiodi da ghiaccio all’imbrago e la piccozza in mano: provate a preparare un ancoraggio sulla neve con dei bastoncini da sci se la piccozza è rimasta nello zaino per camminare meglio!
Ripassate periodicamente le tecniche di autosoccorso con le manovre di recupero. Un trucco: se fate proprio fatica a memorizzare la manovra, preparate uno schizzo su un foglio da tenere in una tasca accessibile velocemente.
Queste regole non hanno deroghe! Su un ghiacciaio bisogna essere autonomi e sapersela cavare da soli.
È l’abitudine e la superficialità che portano a decidere di percorrere slegati un ghiacciaio scoperto di neve o sprovvisto di passaggi ripidi come ad esempio il classico accesso al rifugio dell’Argentiere (quasi pianeggiante), dove una volta il compagno che era davanti, non ha più ritrovato quello dietro.
Altre volte si pensa di non usare i ramponi: la neve per effetto della pioggia o del vento, può diventare una vera pista di pattinaggio, oppure in caso di caduta in un crepaccio provate a uscirne fuori senza… e si frena meglio nella neve per tenere il compagno che scivola. Un consiglio: è meglio pensare di utilizzare le piastre anti-zoccolo.
RAMPONI
I ramponi sono fatti per penetrare nel ghiaccio.
Un’affilatura ogni tanto (mai nel verso dello spessore delle punte!) è indispensabile, e non solo per le punte frontali: in tecnica classica o in marcia su pendii poco pendenti la pressione su ogni punta è meno forte: se queste sono arrotondate, funzionano male e ci si sente meno sicuri.
A pensarci bene al rampone affidiamo la nostra vita, per cui una manutenzione accurata è fondamentale dopo ogni utilizzo: controllo visivo di ogni parte, sostituzione periodica di viti e bulloni anche se sembrano buoni, lubrificazione dove occorre e “ingrassaggio” di tutte le parti.
I ramponi devono essere scelti nel modo giusto: quelli rigidi sono riservati alle scarpe rigide ad esempio. Poi vanno regolati correttamente: il retro non deve sporgere dal tacco dello scarpone per non inciampare, la talloniera (per quelli automatici o semiautomatici) deve chiudere saldamente, le fettucce troppo lunghe fanno inciampare.
Ah! È decisamente meglio provarli bene a casa, prima di partire.
SCARPONI
Scegliete delle scarpe da montagna anche per un breve avvicinamento: la suola rigida permette di muoversi con sicurezza su neve indurita, una suola flessibile si deforma sulla superficie e scivola.
Non sottovalutate la quota alla quale dovete muovervi, a 4.000 metri con il sole senza vento si sta in maniche corte, ma appena “passa una nuvola” la temperatura si abbassa ed i piedi possono essere tra i primi a soffrirne, per cui la scelta è molto importante.
ASSICURAZIONE SU TERRENO FACILE
Un argomento che fa discutere.
Capita spesso di vedere cordate che procedono con venti metri di corda che trascinano “mollemente” sui ghiacciai. Con questo sistema la scivolata di uno dei componenti non può che trascinare tutti a terra! La corda va tenuta tesa e con una lunghezza variabile in relazione al terreno da affrontare.
Sull’itinerario, se volete muovervi insieme (di conserva) dovete tenere poca corda tra voi: qualche metro di distanza su terreno roccioso facile, due metri su neve in questo caso “l’assicurazione” viene fatta dal primo al secondo, cioé quasi liberi!
È qui che ci si rende conto di quanto sia fondamentale il sapersi muovere con estrema sicurezza, per noi ma soprattutto per il nostro compagno. E questa conoscenza tecnica si apprende soprattutto esercitandosi “a freddo”.
Quando invece il terreno inizia ad impegnare, allora bisogna procedere “a tiri” attrezzando le soste oppure optare per una progressione di conserva proteggendosi a propria discrezione per progredire in sicurezza. Un anello di fettuccia molto ampio è veramente utile su questi terreni.
ABALAKOV
Una novità si è aggiunta nelle tecniche dei punti di ancoraggio: l’abalakov, “la clessidra” artificiale.
Utilizzato soprattutto sulle cascate di ghiaccio, questo sistema di assicurazione è un modo molto sicuro e rapido di preparare una corda doppia, una protezione, una sosta.
Indispensabile: l’uncino per recuperare il cordino infilato nel ghiaccio ed anelli di cordino da lasciare. Un esercizio preventivo è consigliabile, come sempre.
ORIENTAMENTO
Camminare senza visibilità e senza strumenti non è consigliabile.
I buoni alpinisti si devono sapersi servire della carta, della bussola e dell’altimetro, quest’ultimo non è un accessorio, è indispensabile! Pensate a preparare uno schema su di un foglio, con i percorsi da fare, prima di partire.
In mezzo al cattivo tempo, il vento fa volare la carta, la pioggia la bagna, non è comodo.
CORDE DOPPIE
Le “vacanze” degli alpinisti rischiano spesso di imbattersi in ancoraggi da “doppia” che non siano su spit e catene. Comunque sia: onore al dubbio!
Gli ancoraggi delle soste si verificano sempre! È un gesto vitale. Ribattete i chiodi, cambiate le fettucce o i cordini sospetti, è molto comodo portarsi dei cordini “da lascio” lunghi.
In poco tempo una fettuccia esposta alle intemperie ed ai raggi UV degenera moltissimo, la decolorazione evidente deve provocare una riflessione d’allarme.
DISCESA
Discesa uguale ritorno. Euforia della cima, fatica, distrazione, voglia di finire.
Bisogna lottare contro questi sentimenti, questa “erosione” della propria attenzione. La via non finisce che a casa e la discesa, purtroppo, ne fa parte. Restare concentrati, non tralasciare di assicurarsi quando se ne sente il bisogno e prendere tutte le precauzioni.
ESPERIENZA E CONOSCENZA
L’alpinismo è un’attività che si apprende. Lentamente, a piccoli passi.
L’esperienza parte da zero per tutti, non è una nozione che si trasmette. Sul piano tecnico, invece, si può essere maestri del gioco.
Ogni occasione deve essere buona per esercitarsi durante l’anno se possibile: quando ci si rimette i ramponi ai piedi la prima volta si è sempre un po’ arrugginiti.
La progressione a punte avanti, fa credere velocemente di essere a proprio agio sui ramponi, eppure ci sono molti modi di utilizzarli. Perfezionate la vostra tecnica con l’utilizzo “punte a piatto”, particolarmente utile quando si traversa o si scende.
Programmarsi delle esercitazioni su neve e ghiaccio, è l’occasione per assimilare e perfezionare tutte le tecniche. Scegliere un terreno adatto, libero da pericoli, provare l’autoarresto, testare la tenuta di una piccozza piantata nella neve “scivolando” da un pendio, provare e riprovare i passi con e senza ramponi per essere sicurissimi della propria progressione, su neve e ghiaccio è indispensabile non cadere o scivolare!
Buona stagione a tutti!
Matteo Forlivesi